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Coronavirus: raccomandazioni per le persone con fibrosi cistica

I coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave)1.

I coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra attraverso:

 

  • la saliva, tossendo e starnutendo,
  • contatti diretti personali,
  • le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi,
  • una contaminazione fecale (raramente).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 1 febbraio 2020 ha fatto il punto sui meccanismi di trasmissione del nuovo coronavirus 2019-nCoV (Situation Report – 12). Sulla base dei dati al momento disponibili, l’OMS ribadisce che il contatto con i casi sintomatici (persone che hanno contratto l’infezione e hanno già manifestato i sintomi della malattia) è il motore principale della trasmissione del nuovo coronavirus 2019-nCoV.

 

Per le persone con fibrosi cistica sono valide le raccomandazioni emanate dal Ministero della Salute per tutelare la salute di tutti i cittadini ma, è evidente, che i pazienti affetti da fibrosi cistica devono osservare strettamente queste misure. 

Si consiglia a tutti i pazienti di evitare la frequenza di luoghi affollati come cinema, discoteche, supermercati, ristoranti, bar, mezzi pubblici per quanto possibile, e soprattutto nelle ore di punta. Lavarsi frequentemente le mani e  tenere sempre a disposizione un disinfettante a contenuto alcolico per usarlo dopo avere toccato oggetti o superfici  fuori dal proprio domicilio. Usare la mascherina chirurgica se si viene a contatto con altre persone e mantenere comunque una distanza di almeno 1,5 metri

Per i pazienti già sottoposti a trapianto bi-polmonare o epatico e quindi in terapia con immunosoppressori si consiglia, oltre a quanto già scritto, di osservare rigorosamente le procedure di sicurezza consigliate dal Centro Trapianti di riferimento. Ricordiamo infine che i medici dei Centri di Cura Regionali sono il punto di riferimento per pazienti e familiari che avessero necessità di ricevere maggiori informazioni. 

A cura della Prof.ssa Serena Quattrucci, Consulente Scientifico LIFC e del Prof. Lorenzo Rosso, Professore Associato di Chirurgia Toracica presso l’Università degli Studi di Milano

Note: 1Fonte dati Istituto Superiore di Sanità