Alessandro Gataffoni e la sua voglia di riscatto
Nato a Civitanova Marche nel 1986 in piccolo paese a pochi passi dal Mare, Alessandro ha sempre sognato fin da bambino di scoprire che cosa ci fosse al di là dell’orizzonte. Per farlo però, Alessandro, ha sempre voluto contare solo sulle sue forze.
Quel bambino sognatore, nel tempo è cresciuto, e le cose sono cambiate, era un adolescente curioso e determinato quando viene realmente a conoscenza della malattia di cui è affetto dalla nascita, la fibrosi cistica. Alessandro sapeva che era “diverso” dagli altri bambini, che le sue giornate erano scandite da terapie quotidiane che gli altri non dovevano affrontare, ma solo grazie ad una ricerca in internet ha capito veramente quale fosse la sua malattia. Scopre così che le sue sorti legate alla malattia non erano solo quello che gli erano state prospettate, ovvero invalidante e impattante, ma scopre anche che l’aspettativa di vita a quel tempo per una persona con FC era intorno ai 22 anni.
“Da lì la mia vita cambia, inizio a morderla, cercando di vivere al massimo il tempo che mi era stato messo a disposizione dalla malattia. Ho iniziato a praticare tantissimo sport, in primis perchè il Centro di Cura FC dove ero in cura mi ha prescritto di praticare molta attività fisica associata alle terapie classiche per cercare di contrastare l’avanzamento della malattia e migliorare la mia funzionalità respiratoria. Inoltre, l’idea di mettere in gioco me stesso contro l’avanzamento della malattia ha scaturito in me un senso di sfida, che ho applicato grazie allo sport anche in categorie agonistiche. In alcuni momenti svolgevo addirittura tre pratiche sportive insieme, questo per arginare quella mancanza che la malattia mi ha dato: la poca certezza per il mio futuro.”
Alessandro oltre che vivere la sua vita e cercare di lottare contro la malattia, inizia anche ad avvertire una certa avversione verso la vita, in quanto sempre più spesso iniziava a percepire dentro di sé come la sua vita sia stata difficile e crudele.
A 35 anni però, quando le sue condizioni di salute si aggravano e la malattia inizia a colpire duramente, si rende conto che non ha più quella forza e quell’energia per reagire, ed inizia ad affacciarsi la depressione.
“Per fortuna nella vita ogni tanto le cose belle accadono. Sempre all’età di 35 anni scopro che sarei diventato genitore. Grazie a questa splendida notizia inizio a reagire di nuovo, cambia la mia prospettiva sulla malattia. Ma dopo l’iniziale fase di emozione e felicità per questa bellissima scoperta, inizio a realizzare che per colpa della fibrosi cistica non riuscirò ad accompagnare mio figlio lungo tutto il suo percorso di crescita.”

Pertanto Alessandro aveva bisogno di trovare un esempio da poter lasciare a suo figlio come insegnamento da poter tramandare qual ora lui non ci fosse più per via della malattia.
A quel punto Ale ripensa al sogno che aveva da bambino: oltrepassare l’orizzonte.
“L’esempio che voglio lasciare a mio figlio Giona è che se un genitore che è affetto da una patologia come la fibrosi cistica, invalidante e che tenta di togliere il respiro, riesce con le proprie forse e tanta determinazione ad attraversare il mare a bordo di un semplice kayak, tutto è possibile, con l’amore e il forte impegno si può affrontare qualsiasi sfida che la vita ci propone.”
Con questo intento ma soprattutto con la voglia di voler lottare contro le avversità, Alessandro è stato scelto come paziente testimonial per lo sport, in quanto un atleta come lui che ogni anno sfida i suoi limiti è portavoce di speranza, resilienza e di conoscenza della FC e dell’importanza dello sport come terapia.
“Come paziente FC sono riconoscente del fatto che sono tra quelle persone fortunate a cui è stata concessa l’opportunità di usufruire delle nuove terapie in fibrosi cistica. Grazie ai nuovi farmaci e al mio costante impegno sportivo sono riuscito in questi anni a realizzare le diverse imprese targate 125 Miglia per un Respiro, e riuscire così a tramandare a mio figlio quell’esempio tanto desiderato.”