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Trapianti: a Torino i minori potranno chiederli anche senza il sì dei genitori

Si riporta di seguito l’articolo sul consenso informato al trapianto nei minori tratto da lastampa.it del 5/2/2020.

Una nuova procedura, la prima avanzata in Italia, su un tema delicatissimo: il consenso informato al trapianto nei pazienti minorenni. L’iniziativa, presentata presso l’Università di Torino, punta a dare maggiore voce al paziente minore coinvolto in un intervento di trapianto.

I casi in cui è stata sollevata la questione e a cui più precisamente è rivolta la procedura, è stato spiegato, sono quelli di giovani pazienti malati di fibrosi cistica, che potrebbero essere sottoposti a trapianto polmonare. Lega Italiana Fibrosi Cistica ha condiviso i contenuti dell’iniziativa: riguarda direttamente un numero limitato di giovani, ma il principio che la informa può essere esteso anche a altre situazioni.

Il risultato è frutto del lavoro di tre anni del Gruppo multidisciplinare “Autodeterminazione e minori d’età”, formato da 13 esperti tra docenti e ricercatori dell’Università di Torino, dirigenti medici, psicologi e bioeticisti della Città della Salute di Torino, in particolare dell’ospedale Regina Margherita, e magistrati del Tribunale di Torino.

Sul piano giuridico il minore d’età non possiede un vero e proprio diritto di autodeterminarsi nelle scelte di cura perché sottoposto alle decisioni dei genitori, che possono chiedere o rifiutare i trattamenti a prescindere dalla sua volontà. Anche così, i giovani pazienti, che sin da piccoli hanno avuto esperienze di malattia e degenze prolungate in ospedali, maturano capacità di consenso di livello elevato, certamente superiore a quella dei coetanei e anche di molti maggiorenni. In quest’ottica la procedura, attraverso alcuni test specifici, valuta la capacità decisionale dei minori: nella speranza che non resti un caso isolato ma possa diventare un modello standard per tutti gli ospedali italiani. L’obiettivo è superare la presunzione che un individuo minore non sia in grado di decidere.

Il metodo confluito nella procedura è innovativo e vi ha lavorato una équipe multidisciplinare: Elisabetta Bignamini, direttrice di Pneumologia Pediatrica all’ospedale Regina Margherita, Maurizio Mori, professore ordinario di Bioetica e Filosofia morale all’Università degli Studi di Torino, Elena Nave, bioeticista al Regina, Antonio Amoroso, docente di genetica medica all’Università di Torino e direttore del Dipartimento dei Trapianti della Città della Salute, Anna Maria Baldelli, sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello (già procuratore capo della Procura della Repubblica per i minorenni di Torino), Marco Bo, medico legale dell’Asl To5, Maria Teresa Busca e Matteo Cresti del Gruppo di Ricerca Bioetica dell’Università di Torino, Giancarlo Di Vella, docente di Medicina Legale all’Università degli Studi di Torino, responsabile Servizio di Medicina Legale Città della Salute, Giorgia Fenocchio e Cristiana Risso, psicologhe e psicoterapeute dell’Infantile, Daniela Libertucci, dirigente medico della struttura complessa universitaria di Pneumologia delle Molinette, Laura Verzé, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche.